Si sa, il settore del turismo è stato uno dei più colpiti dalla pandemia. A livello mondiale il calo in questo settore oscilla tra il 60% e l’80% del fatturato. A confermare questo dato è il report OECD aggiornato il 2 giugno, che prevede che il turismo globale sarà colpito per tutto il 2020 e oltre.
Per contrastare la crisi, i governi e gli enti pubblici e del settore di tutto il mondo stanno concentrando i loro sforzi per:
- Implementare misure di sostegno e liquidità per aziende del settore.
- Riacquisire la fiducia dei turisti attraverso protocolli sanitari che permettano di viaggiare in sicurezza.
- Preparare dei piani globali di ripresa del turismo, incoraggiando l’innovazione e l’investimento.
Nel nostro Belpaese, il turismo rappresenta circa il 13% del Pil con un giro d’affari di 146 miliardi, e stando all’intervista del Sole24ore all’Enit, il 2020 avrà un calo del -49% di turisti stranieri (31 milioni di visitatori). Le 5 regioni Italiane più colpite dall’assenza di visitatori provenienti dall’estero sono: Veneto (-4,6 milioni), Lombardia (-3,9 milioni), Toscana (-3,3 milioni), Lazio (-2,9 milioni) ed Emilia-Romagna (-2,5 milioni).
Al momento il governo ha creato gli incentivi bonus vacanze, che però serviranno solo a stimolare il turismo interno.
Che forma prenderà quindi il turismo in Italia in questo 2020? Si parla sempre di più di turismo di prossimità. La Regione Veneto per esempio, intende promuovere il turismo anche fuori da Venezia, verso destinazioni meno popolari. Un esempio sono gli agriturismi che svolgono un ruolo essenziale nella riscoperta dei centri minori e piccoli borghi evitando così un sovraffollamento nelle località turistiche di massa.
Inutile negare quindi che il turismo di prossimità rappresenta una grande opportunità, soprattutto per le strutture turistiche di piccole dimensioni lontane dalle mete di viaggio principali.
Il concetto di turismo di prossimità è stato declinato nelle campagne pubblicitarie delle Regioni italiane si sono lanciate alla conquista di vacanzieri italiani, ma tenendo le porte aperte anche ai vicini tedeschi e francesi, che potendo spostarsi in auto, saranno tra i primi a tornare in Italia. Qui vogliamo riportare gli esempi alcune regioni che hanno investito notevolmente nel rilancio del settore.
La Regione Vento, ha lanciato la maxi-campagna da 2,3 milioni The Land of Venice, un vero e proprio marchio turistico, che si pone l’obiettivo di valorizzare tutto il territorio della Regione, e non solo il capoluogo veneziano. La campagna è stata lanciata su canali tradizionali come TV e radio, sia sui social.
Similmente, la Regione Liguria ha investito in una campagna da 800 mila Euro, volta ad attirare l’attenzione del mercato locale e quello francese. La campagna, In Liguria Puoi, invita a godersi l’autenticità e la semplicità delle piccole località in tutta sicurezza.
Oltre al Veneto e alla Liguria, degli investimenti sulla comunicazione sono stati fatti anche dalle regioni FVG, Emilia-Romagna, Marche, Sicilia, Puglia e Sardegna. Cosa accumuna le campagne di regioni così diverse? Un messaggio rassicurante, clientele target fidelizzate (tedesche) e chiare informazioni e regole di soggiorno.
Quello che ci sentiamo di consigliare a tutte le aziende che lavorano nell’ambito turistico, è quello di fare leva sul lato territoriale del loro business, sull’autenticità impossibile da replicare e che ha fatto apprezzare e amare l’Italia a tutti.
Un consiglio che parte da un’azienda di comunicazione che conosce bene il territorio e che lavora con clienti soprattutto locali da oltre 30 anni.
Concludendo, possiamo notare che l’impegno a rilanciare il settore c’è, ma è presente perlopiù a livello macro-istituzionale. Un impegno che si ferma a livello nazionale (Enit) e Regionale e che ha visto poche iniziative concrete dagli enti turistici locali (associazioni e strutture turistiche). Il paragone che ci sorge spontaneo è quello di una campagna sviluppata all’interno di una grande azienda con team globali, regionali ma con un forte problema di implementazione da parte dei team marketing locali.
Occorre quindi più impegno, responsabilità e voglia di fare nel proprio piccolo: sono le piccole cose a fare la differenza.
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