Girando su Instagram o Facebook potrebbe esservi capitato di trovare dei post contrassegnati dall’indicazione “Made with AI” (oggi modificata nella più generica “AI INFO”). Tecnicamente si tratta di watermark o filigrane digitali che, nelle intenzioni di META, avrebbero lo scopo di contrassegnare contenuti generati o manipolati attraverso l’Intelligenza Artificiale.
La confusione tra Realtà e AI: fotografi in allarme.
Purtroppo dalla filigrana alla grana il passo, a volte, è breve: in questo caso la grana l’hanno segnalata alcuni fotografi che si son visti classificare come “Made with AI” alcune foto del tutto reali, oggetto di minime, a volte impercettibili, correzioni realizzate con la funzione di riempimento generativo di Photoshop (tra l’altro mai citata). Diamo allora al fotografo (o al creativo) ciò che è del fotografo e all’AI ciò che è dell’AI. Ma in modo serio, per favore. Anche perché è stato fatto notare che immagini completamente generate dall’AI sfuggono poi facilmente a questi sistemi di verifica.
Il marchio “Made with AI”, non è comunque uno stigma.
Non che questi watermark rappresentino poi un marchio d’infamia, dal momento che utilizzare la tecnologia dell’AI è cosa buona e per certi versi giusta, come altrettanto buono e giusto è cercare di regolarne e identificarne l’utilizzo: magari con l’obiettivo di difendere il diritto alla immagine e identità delle persone (vedi i casi di falsificazione della voce) e altri diritti sacrosanti come il diritto d’autore, dalla redazione di testi alla creazione di opere d’arte, musica ecc.
AI: uno strumento al servizio della creatività umana.
Questo il fatto di attualità da cui prendiamo lo spunto per parlare di Intelligenza Artificiale senza preconcetti, provando a dire la nostra su un tema oggi così dibattuto. Cominciamo con il dire che l’AI non sostituisce certo la produzione di idee, ma ne è (o dovrebbe esserne) al servizio.
“First idea” per dirla con la brevità di uno slogan. “Brands speak human” per dirla con il nostro play off. Perché la guida ad obiettivi, strategie e creatività è ancora ben salda nelle mani del pensiero umano.
L’Intelligenza Artificiale come supporto, non sostituto.
Se pensassimo di utilizzare l’Intelligenza Artificiale per trovare le idee che non ci vengono avremmo abdicato alla funzione di indirizzo e comando del nostro pensiero. Sarebbe come dire che, da creatori dell’AI (che ricordiamolo è un risultato dell’intelligenza umana) ce ne saremmo messi al servizio con tutti i rischi che ne conseguono, abdicando all’originalità del pensiero così come alla qualità realizzativa della sua rappresentazione.
L’esempio più vicino a tutto questo, e più facilmente comparabile, è quello delle “banche fotografiche digitali” nate con l’obiettivo di fornire risposta alla ricerca di immagini, ma spesso utilizzate come strumento per la ricerca di idee in genere poco efficaci e per nulla distintive, contrariamente a ciò che dovrebbe essere l’obiettivo di ogni buon lavoro di comunicazione.
Quando l’AI rende la creatività più potente: esempi pratici.
Un ottimo esempio di “First idea” riferito all’utilizzo dell’Intelligenza Artificiale ce lo offre il brand Dove (Unilever) che, a vent’anni esatti dall’iconica campagna che lanciò il concetto di Bellezza Autentica, rilancia l’idea anche nelle possibili applicazioni dell’AI.

Che modello di bellezza offrirebbe l’Intelligenza Artificiale se le chiedessimo delle immagini di bellezza ideale? Messa alla prova, l’AI offre degli esempi di uno standard irraggiungibile e al limite dello stucchevole. Ma, aggiungendo alla domanda “la donna più bella del mondo” la specifica “come lo farebbe Dove”, ecco che anche l’Intelligenza Artificiale torna a proporre immagini di donne più vere, belle proprio nella loro autenticità e unicità.
Guarda lo spot Dove
Un concetto, questo di unicità che, oltre alla bellezza, può essere applicato a qualsiasi aspetto della nostra ricerca creativa e che appartiene a una sensibilità tutta umana, ben diversa dalla standardizzazione cui tende, per sua natura, la tecnologia. Facciamo allora nostre le parole che presentano il senso del progetto Dove per cui “è proprio questa unicità che rende il mondo un luogo affascinante e pieno di intrecci meravigliosi”.
Un altro esempio di AI utilizzata a supporto di un’idea e del suo sviluppo, viene da una iniziativa di Agenzia Perdonà che, dopo un lungo lavoro di ricerca archivistica, ha aperto le porte del museo in evoluzione “Pinnacoteca”, una panoramica su oltre 40 anni di idee, lavori, spunti e progetti realizzati in agenzia.
Per introdurre questa vasta rassegna di progetti, realizzati dagli anni ’80 ad oggi, in “epoche” e con tecniche decisamente differenti, abbiamo scelto di creare un video sfruttando le più avanzate tecnologie di Intelligenza Artificiale. Il tutto partendo però da materiali, grafici e fotografici, originali, trovati nei nostri archivi o creati dai nostri creativi; chiedendo poi all’AI di intervenire negli effetti speciali e di post produzione per aggiungere quel tocco di magia richiesto per trasformare il nostro CEO, Christian Perdonà, nel Custode della Pinnacoteca, pronto ad aprire i cassetti della memoria e a condividere i segreti della creatività.
Un video dove tutto è voluto, controllato, indirizzato dall’Intelligenza Umana con un preciso obiettivo di comunicazione e dove tutto è poi esaltato poi dall’incantesimo dell’Intelligenza Artificiale, ultimo suggello a un’evoluzione produttiva che offre sempre nuove potenzialità.
Un progetto in cui l’Agenzia ha investito (anche economicamente) riuscendo comunque ad ottimizzare i costi di produzione anche grazie all’intervento dell’Intelligenza Artificiale.
La tecnologia al servizio dell’efficienza.
Ma torniamo, dopo questi esempi, ad altre riflessioni che riguardano in generale l’Intelligenza Artificiale e il suo utilizzo.
Come tutte le tecnologie sviluppatesi dalla rivoluzione industriale a quella digitale, l’obiettivo fondamentale dell’AI è ridurre i tempi e i costi di lavorazione. Questa forma di “economia” su fattori chiave per determinare l’efficienza di ogni progetto
non significa però che l’uso della tecnologia sia gratuito: questo sarebbe un altro grande errore di valutazione. Gratuità, anche in questo ambito, significa qualità scarsa o nulla con un effetto che, nella migliore delle ipotesi, non ripaga quando non crea un danno al brand, alla sua immagine, ai suoi prodotti.
Le tecnologie inoltre, per quanto tendano a configurarsi con modalità di utilizzo sempre più semplificate, richiedono comunque abilità e competenze specifiche per essere utilizzate correttamente e l’Intelligenza Artificiale non fa eccezione.
Senza queste competenze e soprattutto senza l’indirizzo della mente umana, si rischia di perdere unicità e riconoscibilità, aprendo la strada al declino del marchio: perché, così come posso sostituire la tua immagine con un’altra simile, così posso sostituire il tuo brand e prodotto, di cui non colgo più l’originalità, con un altro che gli assomiglia.
Il futuro dell’AI nella creatività.
In conclusione, l’AI rappresenta uno strumento potente che, se utilizzato correttamente, può arricchire il panorama creativo e produttivo. Tuttavia, è essenziale che rimanga al servizio del pensiero umano, valorizzando l’unicità e l’autenticità che solo la creatività umana può offrire. Continuando a esplorare e innovare, possiamo garantire che l’AI diventi un alleato prezioso nella nostra continua ricerca di eccellenza e originalità.