Social media engagement – Ricordiamoci l’essenziale

Con questo articolo vogliamo toccare il tema del social media marketing, soffermandoci in particolare sull’aspetto dell’engagement. Un obbiettivo che sta a cuore a molti, ma per cui molti adottano una strategia sbagliata.

Partiamo da una premessa che abbiamo sottolineato anche nel nostro articolo “SAgenzia Social a Verona – 10 anni di risultati in Business Class”: i social media non sono dei canali di vendita diretta, pertanto non portano ad un incremento delle vendite nell’immediato. Certo, le conversioni di vendita ci saranno nel lungo termine se la vostra strategia sui social è efficace, ma soprattutto se in sinergia con altri fattori di vendita (es. qualità del prodotto o servizio, strategia di marketing generale, sinergia di comunicazione tra i vari canali etc.).

I social servono per stabilire un rapporto, una connessione, un sentimento positivo tra la vostra azienda, il vostro brand e il pubblico di consumatori a cui vi rivolgete (target audience). Un tipo di rapporto che si misura in termini di likes, condivisioni e commenti. Molti di voi leggendo questo alzeranno gli occhi al cielo. Noi però sentiamo sempre il bisogno di sottolineare l’essenziale.

Quindi, come avere un buon brand engagement sulle piattaforme social? Qui di seguito vogliamo condividere delle linee guida ispirandoci anche a diversi articoli di Forbes e al blog di Hootsuite.

1. Imparate a conoscere il vostro target

Non ci stancheremo mai di ripeterlo. Questo è uno step fondamentale per qualsiasi attività di marketing e vale anche, e soprattutto, per i social. Le domande che ci dobbiamo porre qui sono: “Quali sono gli interessi del mio pubblico?”, “Quali sono le caratteristiche che cerca nel tipo di servizio o prodotto che vendo?”.

2.Mostrate la vostra personalità

Le persone scelgono di seguire un brand perché in linea con i propri interessi e soprattutto valori. La brand personality viene espressa soprattutto attraverso il linguaggio, il tono di comunicazione e la scelta delle parole, oltreché alla scelta di immagini e colori e il payoff del logo. Un’operazione di brand personality che a noi è riuscita particolarmente bene con il nostro cliente di Berlino, Carfit.

3. No alla pubblicità nei contenuti organici

Se volete fare delle campagne pubblicare sui social va benissimo, ma i contenuti organici non devono essere il copia incolla di materiale pubblicitario. Questo è un aspetto che molti fanno ancora fatica ad accettare e a comprendere: le persone sono bombardate dalla pubblicità. Se sulle piattaforme social vedono marchi che utilizzano i post delle newsfeed e delle stories per fare solo pubblicità, questo li può portare solo a costruirsi un’opinione negativa del brand e non certo all’interesse verso il loro prodotto o servizio. Che contenuti pubblicare quindi? I post sotto forma di video o immagini, che danno consigli, che danno informazioni utili, che offrono curiosità e spunti, che mostrano la realizzazione del prodotto dietro le quinte, si dimostrano essere i contenuti più apprezzati. Insomma, tutti quei contenuti che in un modo o nell’altro cercano di instaurare un dialogo, raccontano una storia, e si dimostrano utili e hanno uno scopo: informare, formare, intrattenere, divertire gli user.

4. L’importanza dell’user generated content

Creare una vera e propria rete di conversazione tra il vostro brand e gli utenti, e tra gli utenti stessi è fondamentale per avere un buon brand engagement. Un tipo di conversazione che dovrebbe sfociare nell’interazione e contenuti pubblicati direttamente dagli user. Potete stimolare l’interazione con il vostro pubblico chiedendogli di postare foto o video dei loro prodotti preferiti, attraverso dei quiz e piccoli premi per i vincitori. Domande e contenuti interattivi sulle stories si rivelano essere particolarmente efficaci per questo scopo.

Questi sono pochi ma fondamentali consigli, condensati per voi in quattro punti. Ovviamente questi consigli sono di carattere molto generico, visto che ogni piattaforma social ha delle peculiarità ben precise. Ma c’è un comune denominatore: parlare in un linguaggio umano. Perché alla fine è di questo che si tratta: parlare a delle persone, con empatia.

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